Lettera inviata al Direttore di Popoli.
Caro Direttore,
sono da anni un abbonato e fedele lettore di Popoli. Mi ha colpito la pagina dei libri del numero di Gennaio 2010, interamente dedicata al Medio Oriente. La recensione del libro di Giulio Meotti Non smetteremo mai di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri d’Israele – cui erano dedicate poche righe – finiva con la frase: “Un libro di vittime, ma solo da una parte.” Peccato che analoga considerazione non fosse riservata al libro di Nandino Capovilla Un parroco all’inferno. Abuna Manuel tra le macerie di Gaza, di cui invece si scrive “l’autore raccoglie una testimonianza straordinaria”. Anche Giulio Meotti raccoglie testimonianze straordinarie relative a vittime di cui si parla poco o, come in questo caso, in maniera sommaria.
Cordialmente.
Tonino Nocera.
Gentile Sig. Tonino Nocera,
grazie per la fedeltà con cui segue la rivista e per l’attenzione con cui legge i nostri vari articoli, comprese le segnalazioni librarie. L’attenzione della rivista ai drammi dell’infinito conflitto israelo-palestinese rifugge dalla logica secondo cui occorre schierarsi da una parte o dall’altra. Il tempo ha ormai evidenziato che non ci sono bianchi e neri, non c’è una separazione netta tra buoni e cattivi, torti e ragioni. Tuttavia, questo non deve obbligare a una par condicio a tutti i costi, a un cerchiobottismo che in certi casi suonerebbe falso. A libri non "simmetrici" e soprattutto a situazioni non “simmetriche” non possono corrispondere recensioni "simmetriche". Detto questo, ovviamente, le considerazioni del recensore sono personali e come tali opinabili.
Un saluto cordiale
Stefano Femminis
Direttore di “Popoli”
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