Bambino di 9 anni gravemente ferito lunedì da Qassam palestinese su Sderot: grazie ai medici di Ashkelon, non perderà l'uso del braccio
26-02-2008
I bersagli del terrorismo
Tornado da scuola, lunedì pomeriggio, Yossi Haimov (10 anni) e sua sorella Maria (8 anni), bambini israeliani di Sderot, erano andati a trovare un amico col quale si sono messi a giocare in cortile.
Ecco come Maria racconta il ferimento del fratello: “Abbiamo sentito suonare l’allarme, siamo corsi velocemente a nasconderci, c’è stato un piccolo boom e poi, quando siamo usciti, un’esplosione più forte. Ci siamo nascosti contro il muro e la scheggia ha colpito Yossi alla spalla. Allora siamo corsi gridando in una drogheria. Il negoziante ha subito chiamato l’ambulanza e hanno portato Yossi all’ospedale. Yossi non ha pianto, continuava solo a dire che gli faceva male. Non ricordo molto della sua ferita. Tutto quello che ricordo è che c’era fumo dappertutto e quando ho visto la spalla di Yossi piena di sangue ho visto che era tutta rotta”.
Dopo l’intervento d’urgenza, il dottor Ron Lobel dell’ospedale Barzilai di Ashkelon ha informato i genitori che l’equipe medica è riuscita a salvare il braccio di Yossi.
Dal Jerusalem Post: “Mentre le telecamere delle televisioni di tutto il mondo erano puntate a ovest per riprendere la fallita provicazione di Hamas al confine fra Israele e striscia di Gaza, pochi chilometri più a est un bambino di 10 anni veniva gravemente ferito mentre giocava in cortile con la sorellina più piccola nella città israeliana di Sderot, colpita per l’ennesima volta da una pioggia di missili Qassam palestinesi”.
(Da: Comunicato MFA, 26.02.08)
dal sito www.israele.net
Perchè da Gaza si continuano a lanciare razzi su Israele?
Perchè Hamas continua a tenere in ostaggio i palestinesi di Gaza?
Perchè si continua ad accusare Israele di assediare Gaza?
Alcune delle tante domande non fatte su Gaza.
martedì 26 febbraio 2008
QUANDO DA PICCOLO SOGNAVO ISRAELE
Testata: La Repubblica
Data: 26 febbraio 2008
Pagina: 1
Autore: Elie Wiesel
Titolo: «Quando da piccolo sognavo Israele»
Da La REPUBBLICA del 26 febbraio 2008:
Per il bambino ebreo che è in me, Israele rappresenta un irresistibile richiamo alla speranza, e Gerusalemme un potente canto d´amore.
Quando, in Romania, passeggiavo per le strade della mia piccola città appollaiata sui Carpazi, spesso mi immaginavo in qualche luogo della Giudea, seduto su una panca ad ascoltare un Maestro mentre spiegava il mistero delle parole, la forza delle memorie, l´umana sete di miracoli. Con mio nonno, fervente hasid, parlavo in yiddish. Gli piaceva molto insegnarmi i canti hasidici, e più ancora vedermi immerso nello studio di un trattato talmudico. Il suo sogno era di vivere abbastanza a lungo per vederci tutti riuniti in Terra Santa, e lì accogliere il Messia. In realtà, io sognavo il Messia assai più di uno Stato politico ebraico. Poi è successo quello che è successo.
Dov´ero il 14 maggio 1944? Ancora nel ghetto. Avevo 15 anni. Il primo trasporto verso l´ignoto, organizzato in fretta, si stava preparando a partire, o era appena partito.
Per noi il destino portava la maschera della Morte, di cui il nemico aveva fatto il proprio Salvatore. 14 maggio 1948. Parigi. Israele stava per nascere. Già da tre anni vivevo da apolide in Francia. Da Buchenwald, nel 1945, ero stato liberato dall´esercito americano; un ufficiale mi aveva chiesto dove volevo essere rimpatriato. Come la maggior parte dei miei amici, avevo risposto di voler andare in Palestina; ma a quei tempi il mandato britannico sull´immigrazione ci aveva chiuso le porte. Alla fine, grazie ai francesi dell´Ose, una benemerita organizzazione ebraica di soccorso all´infanzia, fummo accolti in 400 dalla Francia.
Mi ricordo. È un venerdì. Le radio di tutto il mondo trasmettono la voce di David Ben Gurion, che legge la Dichiarazione d´Indipendenza del nuovo Stato ebraico. La sera vado alla sinagoga. Esultanza. Gente sconosciuta che condivide gli stessi sentimenti. Ma è proprio vero? Uno Stato ebraico? A soli tre anni dalla più tremenda catastrofe della nostra storia?
Il pensiero va a mio nonno: lui, molto più di me, avrebbe meritato di vivere questo momento glorioso. Penso a mio padre, a mia madre…trascinati via dal vortice di fuoco e cenere. Devo dire per loro, nel Kaddish dei defunti, parole di gratitudine per il nuovo Stato ebraico? Questo momento fulgido può davvero essere la risposta ai tormenti della nostra Notte? Israele come risarcimento per Auschwitz? Non ricordo con precisione cosa pensai in quel momento, ma spero di aver respinto già allora queste teorie. Che sono crudeli, semplicistiche, assurde. E soprattutto senza alcun valore.
Poi il ragazzo che ero è cresciuto. Sono diventato adulto, e oramai sento tutto il peso degli anni.
Cos´è cambiato? Per più di vent´anni, da Parigi e poi da New York, sono stato corrispondente di Yedioth Ahronot («Ultime notizie»), il quotidiano della sera di Israele. Era emozionante seguire gli avvenimenti in Terra Santa. Per me quella non fu una guerra di conquista ma un ritorno, una liberazione. Dopo 2000 anni di travagli, di vite vissute peregrinando da un esilio all´altro, queste vittime della propria debolezza l´avevano infine superata, erano diventati gli autori della propria autodeterminazione, acquistando così un inaspettato potere. Il neonato Stato sovrano era disposto a vivere entro gli stretti confini tracciati dal piano di spartizione delle Nazioni Unite. Ma poi quella giovane nazione, che mancava di armi e di un apparato militare strutturato, fu aggredita non da uno, ma da cinque Paesi arabi bene armati.
A quei tempi non avevo ancora una chiara coscienza del fatto che nella vita degli uomini e in quella delle nazioni, il sogno di uno può trasformarsi in un istante nell´incubo degli altri. Io non ho problemi con nessuna religione. Ma aborrisco i fanatici di qualsiasi religione. I terroristi suicidi, che respirano l´odio e praticano il culto della morte, sono una piaga per tutte le nazioni. E considero i loro capi responsabili di tutto l´orrore che scatenano.
Naturalmente, so bene che gli stessi interrogativi valgono anche nei confronti dei leader israeliani. Dopo anni e anni di sangue, hanno colto ogni possibile opportunità per porre fine al conflitto?
A livello personale, mi chiedo perché non sono andato a vivere in Israele. Sono passati sessant´anni, ma questa domanda, come tante altre, rimane in sospeso. C´è chi mi accusa di aver fatto troppo, e chi di non aver fatto abbastanza - in particolare perché vivo in America, così lontano da Israele e dai suoi innumerevoli problemi. Quale dovrebbe essere il ruolo dello scrittore, del docente, del testimone, o semplicemente dell´ebreo che io sono? Uno che non vive in Israele, ma che ha verso questo Paese un debito di attaccamento, di lealtà, e forse - perché no? - anche di gratitudine, per il semplice fatto di esistere come ebreo?
Ovviamente - al pari di molti ebrei che vivono nella diaspora - sento il bisogno di aiutare Israele a rompere, a superare l´isolamento in cui cercano spesso di rinchiuderlo le «nazioni del mondo», per usare un´espressione talmudica. Molti di noi, parlando di Israele, si sentono tenuti a elevare il dibattito a un livello superiore.
Ma questo comporta forse il silenzio sugli uomini, le donne e i bambini palestinesi - soprattutto i bambini che vivono nella miseria, nella paura e nell´afflizione, e ne incolpano Israele? Certamente no. Io so che il governo di Israele, e la maggioranza dei suoi cittadini, pensano che se una soluzione esiste è quella di due Stati disposti a vivere fianco a fianco, optando per la pace. Verso la metà degli anni ´70 pubblicai una lettera A un giovane arabo palestinese. Gli dicevo che in quanto uomo e in quanto ebreo, potevo comprenderlo meglio di chiunque altro. Comprendevo la sua sofferenza, e anche la sua rabbia. Gli dicevo di essere pronto a cercare di aiutarlo a costruire sulle rovine, così come noi ebrei abbiamo fatto tante volte e sempre di nuovo. La differenza è che nell´affrontare le NOSTRE sfide, noi non abbiamo mai scelto la violenza. Se dovessi riscrivere oggi quella lettera, aggiungerei che se lui rinunciasse alla sua tattica - la violenza assoluta del terrorismo suicida - io non esiterei, al pari di molti altri, a schierarmi dalla sua parte.
Ma come posso sostenere un uomo, o un gruppo, che predica o semplicemente tollera una dottrina il cui scopo dichiarato è l´annientamento di una comunità di sei milioni di ebrei che vivono nella terra dei loro avi, e dei miei?
Perché non sono un cittadino israeliano? Perché non vivo in Israele? Soprattutto perché per molti anni ho pensato, ingenuamente, che sarei stato più utile al mio popolo fuori da Israele. Ma anche, lo ammetto, perché in realtà non ero pronto. Mi è tuttora difficile distaccarmi dalla diaspora, dalle sue ansie, dalle sue memorie e dalle sue sfide. Ma se è vero che non vivo in Israele, non potrei più vivere senza Israele.
© 2008 (Distribuito da The New York Times Syndicate)
Traduzione di Elisabetta Horvat
DA LEGGERE E MEDITARE
shalom tonino
Data: 26 febbraio 2008
Pagina: 1
Autore: Elie Wiesel
Titolo: «Quando da piccolo sognavo Israele»
Da La REPUBBLICA del 26 febbraio 2008:
Per il bambino ebreo che è in me, Israele rappresenta un irresistibile richiamo alla speranza, e Gerusalemme un potente canto d´amore.
Quando, in Romania, passeggiavo per le strade della mia piccola città appollaiata sui Carpazi, spesso mi immaginavo in qualche luogo della Giudea, seduto su una panca ad ascoltare un Maestro mentre spiegava il mistero delle parole, la forza delle memorie, l´umana sete di miracoli. Con mio nonno, fervente hasid, parlavo in yiddish. Gli piaceva molto insegnarmi i canti hasidici, e più ancora vedermi immerso nello studio di un trattato talmudico. Il suo sogno era di vivere abbastanza a lungo per vederci tutti riuniti in Terra Santa, e lì accogliere il Messia. In realtà, io sognavo il Messia assai più di uno Stato politico ebraico. Poi è successo quello che è successo.
Dov´ero il 14 maggio 1944? Ancora nel ghetto. Avevo 15 anni. Il primo trasporto verso l´ignoto, organizzato in fretta, si stava preparando a partire, o era appena partito.
Per noi il destino portava la maschera della Morte, di cui il nemico aveva fatto il proprio Salvatore. 14 maggio 1948. Parigi. Israele stava per nascere. Già da tre anni vivevo da apolide in Francia. Da Buchenwald, nel 1945, ero stato liberato dall´esercito americano; un ufficiale mi aveva chiesto dove volevo essere rimpatriato. Come la maggior parte dei miei amici, avevo risposto di voler andare in Palestina; ma a quei tempi il mandato britannico sull´immigrazione ci aveva chiuso le porte. Alla fine, grazie ai francesi dell´Ose, una benemerita organizzazione ebraica di soccorso all´infanzia, fummo accolti in 400 dalla Francia.
Mi ricordo. È un venerdì. Le radio di tutto il mondo trasmettono la voce di David Ben Gurion, che legge la Dichiarazione d´Indipendenza del nuovo Stato ebraico. La sera vado alla sinagoga. Esultanza. Gente sconosciuta che condivide gli stessi sentimenti. Ma è proprio vero? Uno Stato ebraico? A soli tre anni dalla più tremenda catastrofe della nostra storia?
Il pensiero va a mio nonno: lui, molto più di me, avrebbe meritato di vivere questo momento glorioso. Penso a mio padre, a mia madre…trascinati via dal vortice di fuoco e cenere. Devo dire per loro, nel Kaddish dei defunti, parole di gratitudine per il nuovo Stato ebraico? Questo momento fulgido può davvero essere la risposta ai tormenti della nostra Notte? Israele come risarcimento per Auschwitz? Non ricordo con precisione cosa pensai in quel momento, ma spero di aver respinto già allora queste teorie. Che sono crudeli, semplicistiche, assurde. E soprattutto senza alcun valore.
Poi il ragazzo che ero è cresciuto. Sono diventato adulto, e oramai sento tutto il peso degli anni.
Cos´è cambiato? Per più di vent´anni, da Parigi e poi da New York, sono stato corrispondente di Yedioth Ahronot («Ultime notizie»), il quotidiano della sera di Israele. Era emozionante seguire gli avvenimenti in Terra Santa. Per me quella non fu una guerra di conquista ma un ritorno, una liberazione. Dopo 2000 anni di travagli, di vite vissute peregrinando da un esilio all´altro, queste vittime della propria debolezza l´avevano infine superata, erano diventati gli autori della propria autodeterminazione, acquistando così un inaspettato potere. Il neonato Stato sovrano era disposto a vivere entro gli stretti confini tracciati dal piano di spartizione delle Nazioni Unite. Ma poi quella giovane nazione, che mancava di armi e di un apparato militare strutturato, fu aggredita non da uno, ma da cinque Paesi arabi bene armati.
A quei tempi non avevo ancora una chiara coscienza del fatto che nella vita degli uomini e in quella delle nazioni, il sogno di uno può trasformarsi in un istante nell´incubo degli altri. Io non ho problemi con nessuna religione. Ma aborrisco i fanatici di qualsiasi religione. I terroristi suicidi, che respirano l´odio e praticano il culto della morte, sono una piaga per tutte le nazioni. E considero i loro capi responsabili di tutto l´orrore che scatenano.
Naturalmente, so bene che gli stessi interrogativi valgono anche nei confronti dei leader israeliani. Dopo anni e anni di sangue, hanno colto ogni possibile opportunità per porre fine al conflitto?
A livello personale, mi chiedo perché non sono andato a vivere in Israele. Sono passati sessant´anni, ma questa domanda, come tante altre, rimane in sospeso. C´è chi mi accusa di aver fatto troppo, e chi di non aver fatto abbastanza - in particolare perché vivo in America, così lontano da Israele e dai suoi innumerevoli problemi. Quale dovrebbe essere il ruolo dello scrittore, del docente, del testimone, o semplicemente dell´ebreo che io sono? Uno che non vive in Israele, ma che ha verso questo Paese un debito di attaccamento, di lealtà, e forse - perché no? - anche di gratitudine, per il semplice fatto di esistere come ebreo?
Ovviamente - al pari di molti ebrei che vivono nella diaspora - sento il bisogno di aiutare Israele a rompere, a superare l´isolamento in cui cercano spesso di rinchiuderlo le «nazioni del mondo», per usare un´espressione talmudica. Molti di noi, parlando di Israele, si sentono tenuti a elevare il dibattito a un livello superiore.
Ma questo comporta forse il silenzio sugli uomini, le donne e i bambini palestinesi - soprattutto i bambini che vivono nella miseria, nella paura e nell´afflizione, e ne incolpano Israele? Certamente no. Io so che il governo di Israele, e la maggioranza dei suoi cittadini, pensano che se una soluzione esiste è quella di due Stati disposti a vivere fianco a fianco, optando per la pace. Verso la metà degli anni ´70 pubblicai una lettera A un giovane arabo palestinese. Gli dicevo che in quanto uomo e in quanto ebreo, potevo comprenderlo meglio di chiunque altro. Comprendevo la sua sofferenza, e anche la sua rabbia. Gli dicevo di essere pronto a cercare di aiutarlo a costruire sulle rovine, così come noi ebrei abbiamo fatto tante volte e sempre di nuovo. La differenza è che nell´affrontare le NOSTRE sfide, noi non abbiamo mai scelto la violenza. Se dovessi riscrivere oggi quella lettera, aggiungerei che se lui rinunciasse alla sua tattica - la violenza assoluta del terrorismo suicida - io non esiterei, al pari di molti altri, a schierarmi dalla sua parte.
Ma come posso sostenere un uomo, o un gruppo, che predica o semplicemente tollera una dottrina il cui scopo dichiarato è l´annientamento di una comunità di sei milioni di ebrei che vivono nella terra dei loro avi, e dei miei?
Perché non sono un cittadino israeliano? Perché non vivo in Israele? Soprattutto perché per molti anni ho pensato, ingenuamente, che sarei stato più utile al mio popolo fuori da Israele. Ma anche, lo ammetto, perché in realtà non ero pronto. Mi è tuttora difficile distaccarmi dalla diaspora, dalle sue ansie, dalle sue memorie e dalle sue sfide. Ma se è vero che non vivo in Israele, non potrei più vivere senza Israele.
© 2008 (Distribuito da The New York Times Syndicate)
Traduzione di Elisabetta Horvat
DA LEGGERE E MEDITARE
shalom tonino
domenica 24 febbraio 2008
HAMAS PER L'INFANZIA
Dal sito www.israele.net
15-02-2008
Un ''coniglio divora-ebrei'' sulla tv di Hamas per bambini
Dopo la “morte” del pupazzo “Farfur” dall’aspetto di Topolino per mano di uno spietato militare israeliano, la trasmissione per bambini “Pionieri di domani” della tv di Hamas ha recentemente introdotto un nuovo personaggio animato, dall’aspetto di un grande coniglio che proclama: “Divorerò gli ebrei”.
Secondo il Daily Mail di mercoledì, l’emittente controllata da Hamas nella striscia di Gaza ha fatto comparire nella trasmissione per bambini il coniglio “Assud”, dicendo che è riuscito a entrare clandestinamente dall’Egitto dopo che è stata sfondata la barriera di frontiera.
In un precedente episodio del giugno 2007, Farfur, il Topolino di Hamas che invocava attentati terroristici contro gli ebrei, era stato picchiato a morte da un militare israeliano. Gli era subentrata l’ape “Nahul”, fatta poi drammaticamente morire, in un successivo episodio della trasmissione per bambini, per l’impossibilità di ricoverarla in ospedale a causa dell’assedio israeliano.
La tv di Hamas venne severamente criticata un po’ in tutto il mondo per queste forme di indottrinamento dei bambini all’odio, ed anche minacciata di querela dalla Disney per il plagio dei personaggi.
Ora, nel nuovo episodio, il coniglio Assud, dopo aver appreso della morte “da martire” del fratello Nahul, dice alla giovanissima conduttrice Saraa: “Tutti noi siamo aspiranti martiri, vero Saraa? Noi sacrificheremo le nostre anime e tutto ciò che abbiamo per la nostra terra patria”. Saraa risponde: “Noi libereremo [la moschea di Gerusalemme] al-Aqsa dalla sozzura dei sionisti”. E Assud conclude: “Io Assud farò piazza pulita degli ebrei e li divorerò, ad Allah piacendo”.
L’episodio termina con una canzoncina che recita: “Non riconosceremo mai Israele fino a quando avremo liberato la terra patria dalla sozzura sionista”.
(Da: Ha’aretz, 14.02.08)
Per vedere il filmato originale (con sottotitoli in inglese)
http://www.memritv.org/clip/en/1679.htm
Dopo il Topolino terrorista, l’Ape Maia jihadista
Il “Topolino” palestinese ucciso dai cattivi ebrei
15-02-2008
Un ''coniglio divora-ebrei'' sulla tv di Hamas per bambini
Dopo la “morte” del pupazzo “Farfur” dall’aspetto di Topolino per mano di uno spietato militare israeliano, la trasmissione per bambini “Pionieri di domani” della tv di Hamas ha recentemente introdotto un nuovo personaggio animato, dall’aspetto di un grande coniglio che proclama: “Divorerò gli ebrei”.
Secondo il Daily Mail di mercoledì, l’emittente controllata da Hamas nella striscia di Gaza ha fatto comparire nella trasmissione per bambini il coniglio “Assud”, dicendo che è riuscito a entrare clandestinamente dall’Egitto dopo che è stata sfondata la barriera di frontiera.
In un precedente episodio del giugno 2007, Farfur, il Topolino di Hamas che invocava attentati terroristici contro gli ebrei, era stato picchiato a morte da un militare israeliano. Gli era subentrata l’ape “Nahul”, fatta poi drammaticamente morire, in un successivo episodio della trasmissione per bambini, per l’impossibilità di ricoverarla in ospedale a causa dell’assedio israeliano.
La tv di Hamas venne severamente criticata un po’ in tutto il mondo per queste forme di indottrinamento dei bambini all’odio, ed anche minacciata di querela dalla Disney per il plagio dei personaggi.
Ora, nel nuovo episodio, il coniglio Assud, dopo aver appreso della morte “da martire” del fratello Nahul, dice alla giovanissima conduttrice Saraa: “Tutti noi siamo aspiranti martiri, vero Saraa? Noi sacrificheremo le nostre anime e tutto ciò che abbiamo per la nostra terra patria”. Saraa risponde: “Noi libereremo [la moschea di Gerusalemme] al-Aqsa dalla sozzura dei sionisti”. E Assud conclude: “Io Assud farò piazza pulita degli ebrei e li divorerò, ad Allah piacendo”.
L’episodio termina con una canzoncina che recita: “Non riconosceremo mai Israele fino a quando avremo liberato la terra patria dalla sozzura sionista”.
(Da: Ha’aretz, 14.02.08)
Per vedere il filmato originale (con sottotitoli in inglese)
http://www.memritv.org/clip/en/1679.htm
Dopo il Topolino terrorista, l’Ape Maia jihadista
Il “Topolino” palestinese ucciso dai cattivi ebrei
giovedì 21 febbraio 2008
REGINA MAUD
Continua l’azione di difesa dell’ambiente da parte del Regno di Norvegia. I partiti politici norvegesi hanno deciso di aumentare l’impegno per l’energia rinnovabile, la ricerca ambientale e lo sviluppo tecnologico. Saranno anche incentivati i trasporti collettivi e aumentate le tasse sul gasolio e sulla benzina. E’ interessante notare che queste scelte sono il frutto di un’intesa tra maggioranza e opposizione. In più, il governo ha deciso di stanziare tre miliardi di corone norvegesi l’anno per combattere la deforestazione nei paesi in via di sviluppo. Inoltre, è stata di recente installata una stazione satellitare antartica, TrollSat, collegata a SvalSat, stazione satellitare artica nelle isole Svalbard. Entrambe riceveranno dati ambientali dai satelliti in orbita sopra l’Artide e l’Antartide e permetteranno di monitorare gli iceberg, i ghiacci marini attorno ai poli, l’inquinamento da petrolio e altre informazioni meteorologiche e ambientali. TrollSat è collegata alla base scientifica norvegese Troll – inaugurata nel 2005 dalla Regina Sonia - nella Terra della Regina Maud, così chiamata in onore della Regina Maud di Norvegia.
La Norvegia è l’unico paese a svolgere un ruolo sia nell’Artico che in Antartide. Nel passato il paese scandinavo fu tra i protagonisti delle spedizioni polari; oggi, invece, agisce tutelando l’ambiente. Per esempio alle Svalbard sono numerosi i parchi, le riserve e le aree protette; in più le visite alle isole sono regolate da norme severe. Oltre a ciò, la Norvegia collabora con la Russia per la tutela ambientale di quelle zone dove gli interessi delle due nazioni si incontrano.
Tonino NOCERA
La Norvegia è l’unico paese a svolgere un ruolo sia nell’Artico che in Antartide. Nel passato il paese scandinavo fu tra i protagonisti delle spedizioni polari; oggi, invece, agisce tutelando l’ambiente. Per esempio alle Svalbard sono numerosi i parchi, le riserve e le aree protette; in più le visite alle isole sono regolate da norme severe. Oltre a ciò, la Norvegia collabora con la Russia per la tutela ambientale di quelle zone dove gli interessi delle due nazioni si incontrano.
Tonino NOCERA
venerdì 15 febbraio 2008
RIFIUTI IN ISRAELE
Una notizia interessante da una newsletter che propone notizie da Israele.
Shalom, Tonino Nocera
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13 febbraio 2008
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Notizie su Israele - 414
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Sito internet: http://www.ilvangelo.org/attinew.html
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Le notizie riportate possono essere diffuse liberamente, citando la fonte
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Isaia 33:5-6. Eccelso è il Signore perché abita in alto; egli riempie Sion di equità e di giustizia. I tuoi giorni saranno resi sicuri; la saggezza e la conoscenza sono una ricchezza di liberazione; il timore del Signore è il tesoro di Sion.
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4. RICERCA SCIENTIFICA IN ISRAELE
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Rifiuti radioattivi trasformati in vetro inerte
di Ugo Persice Pisanti
Scienziati israeliani sono riusciti a trasformare i rifiuti radioattivi, i più pericolosi in assoluto, in vetro ed energia elettrica. Il brevetto è stato ceduto ad una ditta locale che, in tre anni, ha costruito un impianto nel quale, grazie alle leggi della fisica, i materiali radioattivi e i rifiuti solidi urbani vengono, di fatto, vetrificati.
In questo modo uno dei problemi più gravi per l’intera umanità: l’eliminazione delle scorie radioattive, sembrerebbe essere del tutto risolto. Dico: “Sembrerebbe”, perché al momento le informazioni provenienti da Israele, per i motivi che potete ben immaginare, sono molto limitate. In ogni caso anche altri paesi industrializzati hanno avviato ricerche per risolvere questo grave problema. La ditta che ha acquistato il brevetto, ha costruito l’impianto grazie al finanziamento ottenuto da un fondo d’investimento internazionale. Alla conferenza stampa di presentazione della nuova tecnologia è stato presentato, al folto pubblico dei presenti, un pezzo di roccia nera, molto simile a quella presente sui vulcani. Il materiale nero e lucido, appena uscito dal reattore per il trattamento dei rifiuti, costruito in una località nel nord d’Israele, è talmente privo di radioattività da poter essere utilizzato come materiale di costruzione o per pavimentare le strade. Il processo industriale consente anche di trasformare i rifiuti solidi urbani, i rifiuti ospedalieri e i rifiuti a bassa radioattività in energia elettrica. Questa nuova tecnologia al Plasma, è stata sviluppata oltre che dagli israeliani anche da un gruppo di scienziati russi che, per primi, sono riusciti, grazie all’utilizzo d’altissime temperature, a trasformare i rifiuti in lava “simil vulcanica”. Tra l’altro, le temperature, che arrivano fino a 7000 gradi centigradi, consentono di eliminare qualsiasi elemento chimico che può in qualche modo nuocere all’ambiente. Il processo utilizzato, infatti, non inquina l’acqua né in superficie né nel sottosuolo e non contamina i terreni circostanti l’impianto. Il reattore funziona grazie alla combinazione di tre processi.
Le torce al plasma “dissociano” i rifiuti. I residui carboniosi sono gassificati. Le sostanze inorganiche sono convertite in un materiale solidissimo. La roccia nera vetrificata risultante dal processo industriale, essendo totalmente inerte, può essere utilizzata, con opportune lavorazioni, per la produzione di piastrelle, mattoni, lastre, blocchi, da utilizzare nelle costruzioni d’edifici, strade ecc. Sono due gli impianti, attualmente in funzione, che utilizzano questo tipo di processo di trasformazione: uno in Ucraina e uno come abbiamo già detto, in Israele. Ogni ora trattano da un minimo di cinquecento ad un massimo di mille chili di rifiuti. I precedenti sistemi riuscivano, al massimo, a trasformare un centinaio di chilogrammi di rifiuti radioattivi l’ora, con costi infinitamente maggiori. La scoperta è molto interessante anche per quanto riguarda lo smaltimento delle scorie atomiche. La produzione d’energia dal nucleare, ha creato, purtroppo, un’incredibile quantità di rifiuti radioattivi. Scorie radioattive sono prodotte anche dai laboratori di ricerca, dalle industriali, dai centri medici, dalle università, dai macchinari diagnostici ecc. Per questo, il mercato che si apre a questa nuova tecnologia potrebbe valere almeno sei miliardi di dollari l’anno. In tutto il pianeta sono depositate, in luoghi “sicuri”, quantità enormi di scorie radioattive, del tipo detto a bassa emissione. Uno dei problemi più impellenti da risolvere è la loro eliminazione definitiva. A Chernobyl, per esempio, dopo più di venti anni dall’incidente al reattore nucleare, risultano ancora contaminati centinaia di chilometri quadrati di territorio. Decine di migliaia di case con dentro ancora i mobili e gli oggetti personali, lasciati in fretta e furia dall’intera popolazione, sono li, piene di radioattività, a testimoniare tutta la stoltezza dell’umanità. Tenuto conto che quei rifiuti stanno contaminando le falde acquifere la scoperta israeliana, sembra giungere proprio al momento giusto. L’unico ostacolo all’utilizzo del sistema anche per l’eliminazione dei rifiuti solidi urbani è l’altissimo costo: circa 3.000 dollari a tonnellata.
A mio parere, quindi, pur risolvendo egregiamente il problema dei rifiuti radioattivi, il processo inventato dagli israeliani e dai russi non può, in alcun modo, essere compreso nell’elenco delle soluzioni da adottare in Campania per risolvere l’emergenza rifiuti.
(Pupia, 9 febbraio 2008)
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MUSICA E IMMAGINI
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Hinay Ma Tov
http://www.ilvangelo.org/news/isr_414.html#musica
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INDIRIZZI INTERNET
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Jewish Charity
http://www.levlalev.com/
The Jewish Agency For Israel
http://jewishagency.org/JewishAgency/English/Home/
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Chi non vuole ricevere queste notizie
può rispondere all'indirizzo: israelenews@ilvangelo.org
scrivendo soltanto come oggetto: RIMUOVI.
*
Chi vuole ricevere eventuali pagine mancanti
può richiederle e gli saranno inviate.
*
Chi vuole collaborare può inviare notizie sull'argomento
o indirizzi di persone interessate. Grazie.
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Shalom, Tonino Nocera
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13 febbraio 2008
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Notizie su Israele - 414
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Sito internet: http://www.ilvangelo.org/attinew.html
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Le notizie riportate possono essere diffuse liberamente, citando la fonte
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Isaia 33:5-6. Eccelso è il Signore perché abita in alto; egli riempie Sion di equità e di giustizia. I tuoi giorni saranno resi sicuri; la saggezza e la conoscenza sono una ricchezza di liberazione; il timore del Signore è il tesoro di Sion.
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4. RICERCA SCIENTIFICA IN ISRAELE
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Rifiuti radioattivi trasformati in vetro inerte
di Ugo Persice Pisanti
Scienziati israeliani sono riusciti a trasformare i rifiuti radioattivi, i più pericolosi in assoluto, in vetro ed energia elettrica. Il brevetto è stato ceduto ad una ditta locale che, in tre anni, ha costruito un impianto nel quale, grazie alle leggi della fisica, i materiali radioattivi e i rifiuti solidi urbani vengono, di fatto, vetrificati.
In questo modo uno dei problemi più gravi per l’intera umanità: l’eliminazione delle scorie radioattive, sembrerebbe essere del tutto risolto. Dico: “Sembrerebbe”, perché al momento le informazioni provenienti da Israele, per i motivi che potete ben immaginare, sono molto limitate. In ogni caso anche altri paesi industrializzati hanno avviato ricerche per risolvere questo grave problema. La ditta che ha acquistato il brevetto, ha costruito l’impianto grazie al finanziamento ottenuto da un fondo d’investimento internazionale. Alla conferenza stampa di presentazione della nuova tecnologia è stato presentato, al folto pubblico dei presenti, un pezzo di roccia nera, molto simile a quella presente sui vulcani. Il materiale nero e lucido, appena uscito dal reattore per il trattamento dei rifiuti, costruito in una località nel nord d’Israele, è talmente privo di radioattività da poter essere utilizzato come materiale di costruzione o per pavimentare le strade. Il processo industriale consente anche di trasformare i rifiuti solidi urbani, i rifiuti ospedalieri e i rifiuti a bassa radioattività in energia elettrica. Questa nuova tecnologia al Plasma, è stata sviluppata oltre che dagli israeliani anche da un gruppo di scienziati russi che, per primi, sono riusciti, grazie all’utilizzo d’altissime temperature, a trasformare i rifiuti in lava “simil vulcanica”. Tra l’altro, le temperature, che arrivano fino a 7000 gradi centigradi, consentono di eliminare qualsiasi elemento chimico che può in qualche modo nuocere all’ambiente. Il processo utilizzato, infatti, non inquina l’acqua né in superficie né nel sottosuolo e non contamina i terreni circostanti l’impianto. Il reattore funziona grazie alla combinazione di tre processi.
Le torce al plasma “dissociano” i rifiuti. I residui carboniosi sono gassificati. Le sostanze inorganiche sono convertite in un materiale solidissimo. La roccia nera vetrificata risultante dal processo industriale, essendo totalmente inerte, può essere utilizzata, con opportune lavorazioni, per la produzione di piastrelle, mattoni, lastre, blocchi, da utilizzare nelle costruzioni d’edifici, strade ecc. Sono due gli impianti, attualmente in funzione, che utilizzano questo tipo di processo di trasformazione: uno in Ucraina e uno come abbiamo già detto, in Israele. Ogni ora trattano da un minimo di cinquecento ad un massimo di mille chili di rifiuti. I precedenti sistemi riuscivano, al massimo, a trasformare un centinaio di chilogrammi di rifiuti radioattivi l’ora, con costi infinitamente maggiori. La scoperta è molto interessante anche per quanto riguarda lo smaltimento delle scorie atomiche. La produzione d’energia dal nucleare, ha creato, purtroppo, un’incredibile quantità di rifiuti radioattivi. Scorie radioattive sono prodotte anche dai laboratori di ricerca, dalle industriali, dai centri medici, dalle università, dai macchinari diagnostici ecc. Per questo, il mercato che si apre a questa nuova tecnologia potrebbe valere almeno sei miliardi di dollari l’anno. In tutto il pianeta sono depositate, in luoghi “sicuri”, quantità enormi di scorie radioattive, del tipo detto a bassa emissione. Uno dei problemi più impellenti da risolvere è la loro eliminazione definitiva. A Chernobyl, per esempio, dopo più di venti anni dall’incidente al reattore nucleare, risultano ancora contaminati centinaia di chilometri quadrati di territorio. Decine di migliaia di case con dentro ancora i mobili e gli oggetti personali, lasciati in fretta e furia dall’intera popolazione, sono li, piene di radioattività, a testimoniare tutta la stoltezza dell’umanità. Tenuto conto che quei rifiuti stanno contaminando le falde acquifere la scoperta israeliana, sembra giungere proprio al momento giusto. L’unico ostacolo all’utilizzo del sistema anche per l’eliminazione dei rifiuti solidi urbani è l’altissimo costo: circa 3.000 dollari a tonnellata.
A mio parere, quindi, pur risolvendo egregiamente il problema dei rifiuti radioattivi, il processo inventato dagli israeliani e dai russi non può, in alcun modo, essere compreso nell’elenco delle soluzioni da adottare in Campania per risolvere l’emergenza rifiuti.
(Pupia, 9 febbraio 2008)
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MUSICA E IMMAGINI
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Hinay Ma Tov
http://www.ilvangelo.org/news/isr_414.html#musica
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INDIRIZZI INTERNET
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Jewish Charity
http://www.levlalev.com/
The Jewish Agency For Israel
http://jewishagency.org/JewishAgency/English/Home/
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TELEFONINO E TUMORI
Dal Corriere della Sera www.corriere.it
Corriere della Sera > Salute > Troppo telefonino può aumentare i tumori delle ghiandole salivari Salute CANCEROGENI
Troppo telefonino può aumentare
i tumori delle ghiandole salivari
Studio israeliano: l'incremento si verifica dal lato del volto in cui si utilizza di più
TEL AVIV - Un uso eccessivo del cellulare aumenta il rischio di tumori alle ghiandole salivari. Lo ha scoperto una ricerca israeliana pubblicata sull'American Journal of Epidemiology, secondo cui il rischio aumenta del 50 per cento. I ricercatori hanno esaminato 500 pazienti affetti da tumori benigni e maligni
(Lapresse)
delle ghiandole salivari, facendo loro compilare un questionario sulle abitudini nell'uso del telefonino. Le risposte sono state confrontate con quelle di 1300 individui sani di controllo. Quelli che hanno dichiarato di usare molto il telefonino hanno mostrato un rischio doppio di sviluppare il tumore di quelli che non lo usano affatto. A conferma dei risultati, i tumori si sviluppano proprio dal lato dove si usa di più l'apparecchio, e sono più frequenti in campagna dove la scarsità di ripetitori dà vita a radiazioni più intense. «Questo risultato non dice che il telefonino non va usato - spiega Siegal Sadetki, autrice dello studio - ma che vanno usate delle precauzioni, soprattutto da parte di chi lo usa molto e dei bambini». Si tratta dell'ennesimo studio che richiama l'attenzione sui rischi di un uso eccessivo del cellulare in chiave cancerogena, così come di potenziali altri fattori di rischio. Un'analisi compessiva può essere trovata su Sportello Cancro
15 febbraio 2008
CORRIEREsalute
Sportello Cancro
Le notizie utili e gli ospedali migliori. In collaborazione con la Fondazione Veronesi
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Troppo telefonino può aumentare
i tumori delle ghiandole salivari
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TEL AVIV - Un uso eccessivo del cellulare aumenta il rischio di tumori alle ghiandole salivari. Lo ha scoperto una ricerca israeliana pubblicata sull'American Journal of Epidemiology, secondo cui il rischio aumenta del 50 per cento. I ricercatori hanno esaminato 500 pazienti affetti da tumori benigni e maligni
(Lapresse)
delle ghiandole salivari, facendo loro compilare un questionario sulle abitudini nell'uso del telefonino. Le risposte sono state confrontate con quelle di 1300 individui sani di controllo. Quelli che hanno dichiarato di usare molto il telefonino hanno mostrato un rischio doppio di sviluppare il tumore di quelli che non lo usano affatto. A conferma dei risultati, i tumori si sviluppano proprio dal lato dove si usa di più l'apparecchio, e sono più frequenti in campagna dove la scarsità di ripetitori dà vita a radiazioni più intense. «Questo risultato non dice che il telefonino non va usato - spiega Siegal Sadetki, autrice dello studio - ma che vanno usate delle precauzioni, soprattutto da parte di chi lo usa molto e dei bambini». Si tratta dell'ennesimo studio che richiama l'attenzione sui rischi di un uso eccessivo del cellulare in chiave cancerogena, così come di potenziali altri fattori di rischio. Un'analisi compessiva può essere trovata su Sportello Cancro
15 febbraio 2008
CORRIEREsalute
Sportello Cancro
Le notizie utili e gli ospedali migliori. In collaborazione con la Fondazione Veronesi
sabato 9 febbraio 2008
CANADA
Il Canada non parteciperà alla Conferenza Mondiale dell’ONU contro il razzismo, la discriminazione razziale, la xenofobia e l’intolleranza che si svolgerà il prossimo anno a Durban, Sudafrica. Lo ha dichiarato Jason Kenney, Sottosegretario al Multiculturalismo. Kenney ha anche aggiunto che il Canada è il primo paese a non prendere parte alla conferenza.
Nel 2001, sempre a Durban, si svolse un’altra conferenza contro il razzismo; ma si registrarono una serie di manifestazioni di intolleranza e antisemitismo.
Tanto che la delegazione israeliana e quella statunitense abbandonarono i lavori.
Proprio per evitare il ripetersi di episodi simili il Canada ha scelto di non prendere parte. Il Ministro degli Esteri del Canada Maxime Bernier ha spiegato che il suo paese “vanta una lunga e orgogliosa storia di lotta al razzismo, alla discriminazione e all’intolleranza in tutte le sue forme”. Queste premesse spinsero il Canada a partecipare alla Conferenza di Durban nel 2001: ma i risultati non furono quelli auspicati.
Maxime Bernier ha anche aggiunto di aver sperato che durante i lavori preparatori di Durban 2009 non si ripetessero gli errori del passato: ma così non è stato.
A questo punto l’unica scelta possibile era quella di non partecipare. Tra l’altro alla presidenza del comitato organizzatore è stata eletta la Libia e dello stesso organismo fa parte l’Iran che invoca la distruzione dello stato d’Israele.
Tonino NOCERA
pubblicato da il quotidiano Calabria Ora l'11 febbraio 2008
Nel 2001, sempre a Durban, si svolse un’altra conferenza contro il razzismo; ma si registrarono una serie di manifestazioni di intolleranza e antisemitismo.
Tanto che la delegazione israeliana e quella statunitense abbandonarono i lavori.
Proprio per evitare il ripetersi di episodi simili il Canada ha scelto di non prendere parte. Il Ministro degli Esteri del Canada Maxime Bernier ha spiegato che il suo paese “vanta una lunga e orgogliosa storia di lotta al razzismo, alla discriminazione e all’intolleranza in tutte le sue forme”. Queste premesse spinsero il Canada a partecipare alla Conferenza di Durban nel 2001: ma i risultati non furono quelli auspicati.
Maxime Bernier ha anche aggiunto di aver sperato che durante i lavori preparatori di Durban 2009 non si ripetessero gli errori del passato: ma così non è stato.
A questo punto l’unica scelta possibile era quella di non partecipare. Tra l’altro alla presidenza del comitato organizzatore è stata eletta la Libia e dello stesso organismo fa parte l’Iran che invoca la distruzione dello stato d’Israele.
Tonino NOCERA
pubblicato da il quotidiano Calabria Ora l'11 febbraio 2008
giovedì 7 febbraio 2008
NU MILIONE (ISRAELE)
Coloro che hanno protestato perchè Israele è il paese ospite alla Fiera del
Libro di Torino mi ricordano un personaggio di un film di De Crescenzo.
Questi dormiva in continuazione; solo quando sentiva parlare di soldi si
svegliava e diceva: "Nu milione".
Ebbene tutti questi intellettuali ignorano quanto accade nel mondo e
tacciono su tutto. Ma appena sentono Israele si scatenano. Sembra non aspettino
altro. Eppure - come ricordava David Bidussa oggi (7.2.200) su Il Riformista -
nessuna voce si è levata per protestare perchè alla Fiera del Libro de Il Cairo
Milan Kundera era censurato e i suoi libri censurati.
Un altro aspetto che mi ha colpito è la precisazione che molti scrittori che saranno
a Torino sono critici nei confronti della politica israeliana. E che vuol dire?
Che in caso contrario non sarebbero stati invitati? E' normale in una democrazia - come Israele - che ci siano opinioni diverse che si possono esprimere senza problemi.
Tonino Nocera
Libro di Torino mi ricordano un personaggio di un film di De Crescenzo.
Questi dormiva in continuazione; solo quando sentiva parlare di soldi si
svegliava e diceva: "Nu milione".
Ebbene tutti questi intellettuali ignorano quanto accade nel mondo e
tacciono su tutto. Ma appena sentono Israele si scatenano. Sembra non aspettino
altro. Eppure - come ricordava David Bidussa oggi (7.2.200) su Il Riformista -
nessuna voce si è levata per protestare perchè alla Fiera del Libro de Il Cairo
Milan Kundera era censurato e i suoi libri censurati.
Un altro aspetto che mi ha colpito è la precisazione che molti scrittori che saranno
a Torino sono critici nei confronti della politica israeliana. E che vuol dire?
Che in caso contrario non sarebbero stati invitati? E' normale in una democrazia - come Israele - che ci siano opinioni diverse che si possono esprimere senza problemi.
Tonino Nocera
martedì 5 febbraio 2008
REGNO UNITO E AMBIENTE
L'Ambasciata del Regno sceglie l'ambiente
http://www.britishembassy.gov.uk/servlet/Front?pagename=OpenMarket/Xcelerate/ShowPage&c=Page&cid=1199199173975
http://www.britishembassy.gov.uk/servlet/Front?pagename=OpenMarket/Xcelerate/ShowPage&c=Page&cid=1199199173975
lunedì 4 febbraio 2008
GIORNATA DELLA MEMORIA
dal sito www.strill.it
Sulla giornata della memoria
lunedì 04 febbraio 2008
Riceviamo e pubblichiamo Quest’anno il 27 gennaio era domenica. Ed è stato positivo: perché tutte le manifestazioni relative alla Giornata della Memoria si sono svolte in un arco temporale più vasto. L’Associazione Italia-Israele ha partecipato a due iniziative: un incontro pubblico, alla sala Giuditta Levato del Consiglio Regionale, organizzato dall’Associazione La proposta e l’inaugurazione, presso la scuola elementare Aurelio Cassiodoro a Pellaro, di una mostra fotografica Un Visto per la Vita dedicata a quei diplomatici – Giusti tra le Nazioni - che aiutarono gli ebrei. In quest’ultima occasione ero a disagio: come spiegare l’orrore della Shoah ai bimbi? Ma li ho trovati preparati e soprattutto motivati. Il lavoro svolto dagli insegnanti era stato egregio. E poi i bambini – il nostro futuro - ci sorprendono sempre. Così come i giovani; migliori di come, talvolta, una pubblicistica superficiale li descrive. Ma c’è stata una nostra iniziativa più riservata ma altrettanto sentita. Domenica mattina 27 gennaio ci siamo recati al Cimitero di Condera dove abbiamo posto una pietra - secondo l’uso ebraico - e un mazzo di fiori sulla tomba del maresciallo Gaetano Marrari. Pare che sia previsto l’intitolazione di una strada al maresciallo Marrari: quanto bisognare aspettare? Ma per far sì che la Giornata della Memoria non sia solo un’abitudine perché non cancellare alcune scritte antisemite tracciate su qualche muro cittadino? In particolare nei pressi di Palazzo Campanella è stato scritto AN= ed è stata disegnata una Stella di Davide. Già perché si ritiene che il Magen David sia un simbolo negativo. Così come sono da cancellare anche le scritte offensive nei confronti delle Forze dell’Ordine. Lavorare per una città in cui convivere serenamente e nel rispetto reciproco vuol dire combattere l’odio anche quando si presenta sotto forma di parole. Perché, è bene ricordarlo, sono esse l’origine di tutto. Tonino NOCERA Vice Presidente Italia-Israele RC
Sulla giornata della memoria
lunedì 04 febbraio 2008
Riceviamo e pubblichiamo Quest’anno il 27 gennaio era domenica. Ed è stato positivo: perché tutte le manifestazioni relative alla Giornata della Memoria si sono svolte in un arco temporale più vasto. L’Associazione Italia-Israele ha partecipato a due iniziative: un incontro pubblico, alla sala Giuditta Levato del Consiglio Regionale, organizzato dall’Associazione La proposta e l’inaugurazione, presso la scuola elementare Aurelio Cassiodoro a Pellaro, di una mostra fotografica Un Visto per la Vita dedicata a quei diplomatici – Giusti tra le Nazioni - che aiutarono gli ebrei. In quest’ultima occasione ero a disagio: come spiegare l’orrore della Shoah ai bimbi? Ma li ho trovati preparati e soprattutto motivati. Il lavoro svolto dagli insegnanti era stato egregio. E poi i bambini – il nostro futuro - ci sorprendono sempre. Così come i giovani; migliori di come, talvolta, una pubblicistica superficiale li descrive. Ma c’è stata una nostra iniziativa più riservata ma altrettanto sentita. Domenica mattina 27 gennaio ci siamo recati al Cimitero di Condera dove abbiamo posto una pietra - secondo l’uso ebraico - e un mazzo di fiori sulla tomba del maresciallo Gaetano Marrari. Pare che sia previsto l’intitolazione di una strada al maresciallo Marrari: quanto bisognare aspettare? Ma per far sì che la Giornata della Memoria non sia solo un’abitudine perché non cancellare alcune scritte antisemite tracciate su qualche muro cittadino? In particolare nei pressi di Palazzo Campanella è stato scritto AN= ed è stata disegnata una Stella di Davide. Già perché si ritiene che il Magen David sia un simbolo negativo. Così come sono da cancellare anche le scritte offensive nei confronti delle Forze dell’Ordine. Lavorare per una città in cui convivere serenamente e nel rispetto reciproco vuol dire combattere l’odio anche quando si presenta sotto forma di parole. Perché, è bene ricordarlo, sono esse l’origine di tutto. Tonino NOCERA Vice Presidente Italia-Israele RC
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